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L’intervento neuropsicomotorio nella malattia mentale

Neuropsicomotricità

L’intervento neuropsicomotorio nella malattia mentale

Qualcheduno li liquida come “residui manicomiali”, ex degenti degli ospedali psichiatrici che Franco Basaglia volle fuori dai manicomi oltre vent’anni fa, deflagranti protagonisti di una rivoluzione culturale mai terminata, sillabata nell’ancora discussa legge 180 e vittime di una burocrazia infinita.

Si sono ammalati prima che fossero inventati gli psicofarmaci: sostituti chimici di metodi più barbari, d’ingabbiamento delle emozioni più forti, faticando ad ammettere che molti non erano in realtà veri malati ma solamente persone, con altri tipi di problemi, trattenute in ospedale psichiatrico semplicemente perché carenti delle soluzioni sociali appropriate, conservando ingiustamente l’etichetta di malato mentale.

Quando non esistevano i neurolettici, i “vecchi matti” venivano calmati con camicie di forza, con elettroshock, con bastoni di ferro, per dosare le loro ribellioni istintive. Per molti la libertà è arrivata troppo tardi per essere gustata e talvolta perfino per essere percepita. Infatti, molti di loro, anziani, sono diventati ormai dementi. Abituati alle camicie di contenzione, storditi da elettroshock ed elevate dosi di neurolettici, potevano rimanere per giorni immobili nel letto, con occhi fissi nel vuoto, aspettando il momento del pranzo per attaccarsi alle ciotole, come

cani. Hanno vissuto tutta la vita nudi, seminando escrementi, poi mangiati, tra i padiglioni. E’ il tragico dei tempi moderni, la consapevolezza del tragico, il tentativo di trasformarlo in una coscienza guarita.

Le riforme istituzionali, le tecniche terapeutiche, individuali e di gruppo, sembrano essere le soluzioni della prevenzione e della cura di numerose malattie mentali.

L’intervento psicomotorio non è nel tentativo di migliorare la performance correggendo l’atto, ma strutturare un ambiente tale da promuovere il movimento come fatto psichico. Esso si rivolge al corpo inteso come centro dell’espressione della persona. Il corpo che agisce, il corpo che si muove, il corpo che sente. Esso è la  sede delle manifestazioni delle emozioni e dell’affettività; è la percezione e l’interpretazione della realtà. Le potenzialità del soggetto sono la risultante delle diverse manifestazioni della personalità. E’ importante riuscire ad improntare un lavoro sulle parti sane, con un intervento incentrato sulla corporeità, in grado di far emergere le potenziali capacità e risvegliare in questi pazienti la conoscenza del proprio corpo.

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